Acqua

A est di Augio è visibile la spettacolare cascata del Frot. L’acqua è un elemento dominante, nonché un'importante risorsa per la Val Calanca. Percorrendo la valle, il rumore del fiume Calancasca è onnipresente. Diversi corsi d'acqua che scendono dalle valli laterali gettandosi a cascata sul fondovalle contribuiscono a rafforzare il carattere selvaggio della Val Calanca. Caratteristici sono inoltre alcuni laghetti idilliaci di montagna come quello a forma di cuore, il Lagh de Calvaresc, ripreso nel logo del parco, o il Lagh de Stabi situato a 2'300 m di quota. Nel 1951 è stato costruito il laghetto artificiale di Buseno. 

buseno003

La riserva forestale della Bedoleta

La riserva forestale naturale Bedoleta è la prima riserva sorta in Val Calanca.

Situata nel Comune di Rossa sul versante orografico sinistro della valle all'altezza di Valbella, si estende dai 1'200 m fino al limite superiore del bosco posto tra i 2'100 e i 2'300 m di quota e copre una superficie di circa 727 ettari. I boschi appartengono ai Comuni di Rossa, Castaneda e Mesocco. La riserva forestale è inserita nell'inventario sulla protezione del paesaggio d'importanza regionale ed è in gran parte bandita federale di caccia.

Val Largè064

La riserva è caratterizzata dalla presenza di associazioni forestali tipiche delle Prealpi meridionali e da tre fasce altitudinali: la fascia montana superiore, la fascia subalpina e quella subalpina superiore. Si passa dunque dai tipici boschi dominati dall'abete rosso e bianco accompagnati da larice, betulla e sorbo degli uccellatori, per poi incontrare nella fascia subalpina i boschi di abete rosso mescolati con larice. Oltre alla presenza dell'associazione forestale nr. 47*, rara in Val Calanca, di grande interesse sono i lariceti in alta quota, dove si osservano tra i più vecchi esemplari di larici monumentali presenti in Europa. Nei corsi valangari e sui pascoli abbandonati, nonché al limite superiore del bosco si osservano le boscaglie di ontano verde (drose). Il comparto è contraddistinto da una forte presenza di legno morto e da numerosi coleotteri xilofagi, che potranno approfittare dell'istituzione della riserva forestale. Si possono inoltre osservare abbastanza facilmente animali e uccelli selvatici tipici delle alpi (stambecco, camoscio, cervo, fagiano di monte, pernice bianca, aquila reale, ecc.).

Oltre agli obiettivi naturalistici di protezione della natura e di promozione di specie vegetali e animali, con la riserva forestale si vuole creare un esempio rappresentativo di sviluppo forestale naturale senza influsso a livello di gestione e monitorare l'evoluzione delle tipologie forestali a lungo termine per trarre importanti indicazioni per la pratica forestale (selvicoltura). È inoltre prevista la valorizzazione turistica della riserva forestale attraverso la creazione di un'informazione adeguata sul posto e con materiale da distribuire, nonché attraverso la sistemazione del sentiero d'accesso all'Alp de la Bedoleta fino alla Bocheta de la Bedoleta e la valorizzazione di due alpeggi abbandonati, l'Alp de la Bedeoleta, appunto, e l'Alp del Largè.

Alp Largè

 

Bosco

L'85% dei boschi del Parco Val Calanca rivestono una funzione di protezione contro i pericoli naturali. Oltre a questa importante funzione, alcune superfici forestali hanno una funzione di protezione della natura e del paesaggio e di promozione della biodiversità, come ad esempio la riserva forestale naturale Bedoleta.

Il castagno

L'elevata differenza altitudinale nello spazio ristretto del perimetro ha notevoli ripercussioni sulle tipologie forestali presenti. A pochi chilometri di distanza si passa infatti dai boschi di latifoglie della fascia collinare fin su ai boschi di larice della fascia subalpina e alle boscaglie con ontano verde (drose) al limite superiore del bosco.

Non solo la natura influenza la composizione dei boschi bensì anche l'uomo, che ha plasmato il caratteristico paesaggio rurale tradizionale ancora ben visibile in Val Calanca grazie ai prati fioriti, ai pascoli, ai lariceti pascolati attorno agli alpi e sopra Braggio e alle selve castanili presenti nella Calanca esterna fino a Buseno, dove sono presenti alcuni castagni plurisecolari. Le selve castanili al sud delle Alpi hanno avuto un ruolo molto importante per la popolazione locale. Il castagno - detto in dialetto l'arbol - era considerato l'albero per eccellenza (l'albero del pane). Con la regressione dell'agricoltura tradizionale, a partire dalla metà del secolo scorso, le selve castanili furono abbandonate. Da qualche decennio è stata rivalutata l'importanza paesaggistica, storica e culturale di questi boschi e quindi si è investito e tuttora si sta investendo molto nel loro recupero e nella loro valorizzazione.

castagno giova

Varietà di boschi e larici secolari

Lungo la Calancasca si trovano tipici boschi golenali a legno molle con ontano, molto importanti dal punto di vista ecologico. A sud di Arvigo, sono presenti boschi misti di faggio e conifere, mentre nel bosco naturale della fascia montana superiore dominano l'abete bianco e l'abete rosso, accompagnati da larice, betulla e sorbo degli uccellatori. In Calanca interna l'abete bianco purtroppo è poco presente in seguito alle condizioni stazionali ma anche a causa di altri fattori, tra i quali soprattutto la pressione della selvaggina.

La fascia subalpina è caratterizzata da boschi composti prevalentemente da abete rosso mescolato al larice, mentre lungo i corsi valangari e i riali si trovano arbusteti con ontano verde, così come al limite superiore del bosco e nei pascoli alpestri abbandonati nella fascia subalpina superiore. Questa fascia è inoltre caratterizzata dalla presenza del larice, con alcuni esemplari plurisecolari tra i più vecchi d'Europa (WSL, 2007) nei pressi dell'Alp del Largè nel Comune di Rossa e in zona Cort di Settel sopra Braggio.

larice monumentale

L'albero della libertà

Nella frazione di Pighè all'entrata del villaggio di Rossa un maestoso tiglio di oltre 200 anni accoglie i visitatori. La "linda", in dialetto, detto anche "albero della libertà" fu piantato per stabilire la fine della disputa che vedeva la Calanca desiderosa di separarsi dalla Mesolcina.

tiglio pighe

 

Pietra

Oltre all'acqua e al legno, da secoli la pietra è considerata una risorsa fondamentale per la Val Calanca.

Le cave di Arvigo

Da oltre 100 anni ad Arvigo si estrae e si lavora il pregiato Gneiss Calanca, che viene utilizzato nell’edilizia, per le infrastrutture, nel giardinaggio, per il patrimonio culturale, nonché per la costruzione di tavoli, rivestimenti interni ed esterni. La pietra è conosciuta e viene esportata anche nella Svizzera interna e all’estero. Le cave di Arvigo sono gestite dall’impresa Alfredo Polti SA e sono molto importanti per l’economia regionale. Attualmente sono più di trenta i dipendenti della ditta e la produzione annua è di circa 20'000 m3 di gneiss.

cave Arvigo

La pietra ollare

In passato si lavorava anche la pietra ollare con torni a Cauco. Il territorio presenta ancora tracce di questa antica attività, come ad esempio in zona Marscia d'Aion a 2'300 m di quota nel Comune di Calanca.

I massi cuppellari

Altra peculiarità del Parco Val Calanca è la presenza di massi incisi, che sono una preziosa testimonianza dell’arte rupestre preistorica alpina e rivestono quindi una grande importanza storico-culturale, nonché archeologica. Nella parte più a nord della Val Calanca, su territorio comunale di Mesocco, si possono osservare alcune di queste tracce lasciate dall'uomo nei secoli scorsi. Di grande interesse è il masso cuppellare detto Sass de la Scritüra (segnalato anche come toponimo sulla carta nazionale 1:25'000) con le sue incisioni che datano tra il 1802 e il 1987, nonché lo "sprügh", ovvero un grande macigno sotto il quale trovavano protezione e riposavano i pastori (soprattutto bergamaschi). La transumanza di pecore bergamasche durò fino al 1914 e fu interrotta a causa di una grave pestilenza tra il bestiame. Successivamente i pastori bergamaschi, che avevano stabilito un forte legame con quel territorio, continuarono a svolgere stagionalmente il loro lavoro con le greggi altrui*.

* Da "Pastori - La pastorizia bergamasca e il vocabolario Gaì" di A. Carissoni, in F. Binda "Il Sass de la Scritüra" in Val Calanca, Quaderni grigionitaliani 80 (2011).

sass de la scritüra

Aree protette

Con una quota di 3'202 m s.l.m. il punto più elevato è rappresentato dal Puntone dei Fraciòn, mentre la quota più bassa è posta a 502 m sul fondovalle nel Comune di Buseno. Questi grandi dislivelli in uno spazio molto ristretto rendono la Val Calanca molto interessante e diversificata dal punto di vista naturalistico e faunistico. Ciò è dimostrato dalla presenza di numerosi biotopi di grande valore ecologico.

Zone golenali

Lungo il fiume Calancasca si trovano alcune zone golenali, come ad esempio quella d'importanza nazionale che da Cauco si estende fino a Santa Domenica (Pian di Alne), rinaturalizzata con successo negli scorsi decenni. La piana alluvionale è inoltre inserita nell'inventario delle zone di riproduzione degli anfibi d'importanza nazionale e presenta una straordinaria varietà di piante (paradisia, Orchide sambucina), molte specie di farfalle (Boloria titania, Nymphalis antiopa), libellule, cavallette (Conocephalus fuscus), anfibi (rospo comune, rana alpina), rettili (vipera, colubro liscio), pesci (trota fario, scazzone), uccelli (cuculo, merlo acquaiolo, picchio verde) e animali selvatici (cervo, capriolo, volpe, tasso, ecc.). La vegetazione predominante è costituita da un bosco golenale luminoso di ontani bianchi, che offre importanti rifugi per diversi mammiferi.

Pian di Alne1

Il paesaggio fluviale della Calancasca, con i suoi boschi golenali naturali e diversi tratti naturali, è inserito nell'inventario cantonale dei paesaggi. La Val Calanca è ricca di riali laterali, sorgenti e di splendide cascate. La più spettacolare e conosciuta è la cascata del Frott nella frazione di Augio.

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Animali selvatici

Nel 1955 è stato reintrodotto lo stambecco nella bandita federale di Trescolmen. Oltre ad esso nel perimetro del Parco Val Calanca è possibile vedere con una certa facilità  anche il cervo, il camoscio, l'aquila reale, il fagiano di monte o il francolino di monte e molti altri animali selvatici.

Ungulati

Lo stambecco fu reintrodotto con successo nella bandita federale di Trescolmen nel 1955. I capi provenivano dalla colonia del Piz Albris, sopra Pontresina. Attualmente la colonia di stambecchi in Val Calanca conta circa 200 capi e può essere considerata costante.

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Gli effettivi di camoscio, come nel resto della regione alpina, da alcuni anni sono in costante diminuzione, a causa di diversi fattori tra i quali il cambiamento climatico e dell'habitat, nonché la concorrenza di altre specie.

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Il capriolo è poco presente nel perimetro, ma da alcuni anni si sta osservando un aumento di questo animale, che soggiorna in zone della Val Calanca prima non frequentate.

Tra gli ungulati selvatici, il cervo è il più frequente e, anche in Val Calanca, gli effettivi sono in costante aumento. Anche il cinghiale ha già fatto la sua apparizione all'imbocco della valle.

Uccelli selvatici

Percorrendo la Val Calanca lungo la fitta rete di sentieri presenti, i canti degli uccelli accompagnano gli escursionisti. Gli incontri e i canti variano a dipendenza degli ambienti che si attraversano lungo i percorsi. Con un po' di fortuna è possibile osservare o sentire lo stiaccino, il torcicollo, lo zigolo giallo, la coturnice, il prispolone, il codirosso, il cuculo oppure ancora il fagiano di monte, la pernice bianca, il francolino di monte o, in alta quota, l'aquila reale. Le selve castanili di Giova, come in generale quelle della bassa Mesolcina, sono frequentate anche dall'upupa.

Uccelli

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    L'Associazione Parco Val Calanca rappresenta l'ente promotore del parco ed è costituita dai Comuni coinvolti nel progetto.

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    L'amministrazione del parco ha sede ad Arvigo e rappresenta la parte operativa del Parco Val Calanca.

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